riprendendo un vecchio, lungo, affascinante discorso sui fraintendimenti....

Cercando di definire le linee di un progetto musicale.
Quali sono gli ingredienti? Ovviamente non posso permettermi un discorso mainstream e non mi interessa. Nemmeno voglio/riesco ad assomigliare alle "avanguardie". trovo che gran parte della loro estetica sia composta da "suggestioni" troppo somiglianti tra gli aderenti (certe estetiche povere, primitive, certi biancoenero,certi suoni "naturali",certe commistini trendy) e da un senso dell'umorismo tra camerati abbastanza prevedibile e previsto dal codice, anche se codice "alternativo". Cerco di ascoltare le mie difficoltà e i miei difetti; esse spesso sembrano volermi dire che non devo cambiare rotta. Il talento fa quello che vuole, Eugenio fa quello che può.
Da dove posso cominciare a lavorare su un progetto se non partendo da me stesso, fidandomi delle mie suggestioni più "autentiche"? Fidandomi della mia filosofia, che è quella del "fraintendimento"?
Posso parlarti di un film? Di un film, che probabilmente non hai mai visto. E non lo dico con supponenza. La probabilità che tu abbia visto questo film è decisamente bassa, la sua diffusione, reperibilità son bassissime (non ci son più le tv privatine di una volta). E credo che nemmeno ti interesserebbe conoscere questo film. Forse però vuoi conoscere il mio punto di vista su questo film perchè mi pare che ti interessi conoscere me.
Non si fa critica cinematografica; prendi queste parole come i pensieri di un ignorante; ignorante ma curioso e sempre probto ad essere solleticato. Ignorante che sa dove andare a cercare e che trova quello che sperava di trovare.
Edoardo Mulargia è stato un regista di film di genere abbastanza dozzinali. Mi piace molto la musica di "Shango, la pistola invincibile". però il film non son mai riuscito a finirlo nonostante vecchie care facce come Josè Bodalo. Nei titoli di testa il mesto Anthony Steffen donodola dentro una gabbia appesa ad un albero, come un cane ammalato la sua bocca secca denuncia disidratazione. Sotto di lui un tema di gusto free/contemporaneo con la marimba in grande evidenza, in cui si insinua il motivo di "When Johnny comes marching home".
Ma non è di Shango che voglio parlarti, bensì di un film scottato dalla griglia di un ferragosto, annegato da un bel whiskey soto 50° all'ombra. Il titolo è "La taglia è tua , l'uomo l'ammazzo io". Ho scoperto che il film praticamente non l'ha diretto Mulargia bensì gli attori principali, Robert Woods (il quasi celebre Pecos degli spags) e Mark Fiorini (stamattina mi sono ricordato che nel film si è fatto chiamare Ashborn Hamilton jr...). Se io potessi anche solo per un secondo costruire un brano che contenesse l'effetto di desolazione e di torrido presenti, di paura dell'abbandono, di ansia di distruggere, in questo desolato e spopolato western sarei una persona felice.
Questo film circola in Italia in una versione "pezzata" dal defunto Antonio Bruschini, autore di alcuni volumi definitivi sui western spaghetti; i suoi commenti su youtube mi lasciavano spesso insoddisfatto ma Dio gli renda merito, povero. Comunque sappi che questo film se tu volessi mai vederlo (non credo riuscirei mai a convincerti e neanche lo voglio) è in spagnolo, tedesco ed italiano, con copie differenti e quindi sbalzi di colore assurdi e montaggio martoriato. Il che per i miei intenti è una vera leccornia. Se lo rieditassero integrale in dvd non so se funzionerebbe alla stessa maniera. Sei mai rimasto ad assaporare la fine dell'estate a due passi del mare liso e sfibrato da troppa balneazione, quasi una enorme macchia d'oleosa essenza viscida? O a fissare il sole rovente da sotto un telone di tela grezza? La trama vede un po' la solita situazione: , Cassidy, Dick, Dolph e Shorty dopo aver recuperato Gipsy, il capo dall'aria davvero da gitano (Fiorini), decidono, all'interno di una chiesa decrepita, senza tetto e seccata dal sole di catturare El Puro (Woods) e riscuotere la taglia ed ereditare i suoi traffici con i messicani. Gipsy è completamente pazzo e il suo braccio destro (l'Aldo Berti giocatore di poker di C'era una volta il west) l'oggetto delle sue attenzioni sessuali. C'è una scena in cui Cassidy uccide Rosy, la prostituta che accoglie El Puro per dargli rifugio. Rosy è interpretatada Rosalba Neri, una specie di Monica Vitti. Rosy scivola lentamente per terra col cranio fracassato (non c'è sangue nè altro). Gipsy entusiasta bacia in bocca Cassidy. Una scena celebre, l'unica che ricordavo quando lo vidi da bambino e che mi sconvolse (lo raccontai a mia nonna,che forse si stupì)ma che alll'economia del film poco aggiunge (meglio Aldo Berti che si fa una camicia da una vestaglia da donna).
Siamo nel delirio causato da solleone e dall'indigestione di polvere. I personaggi non sanno dove andare; forse han smarrito la bussola a causa del solleone. El Puro è sempre ubriaco e malinconico e si lascia andare a languidi ricordi con Rosy. Ciò che vorrei rubare da questo film è la desolazione. Povero ma non misero, insensato ma con una filosofia di ferro, eccessivo sin oltre il limite e quindilogico, senza nessuna spacconata estetica, inquadrature "speciali" alla Garrone per intenderci. El Puro è immerso in una noia infernale. Anch'io sono immerso in questa noia infernale (non sono annoiato come comunemente si intende).Alla fine il duello si conclude in maniera parodistica; lo spag è stato tutto uno scherzo, tanto tempo perso e Leone è il più trombone dei registi spag.
E' da una dimensione desolata e commovente così che mi piacerebbe creare una mia identità; quattro ossa di pollo lasciate sotto il sole, la canicola, il ripugnante riflesso del mastice di infissi scrostati dal sole, cartacce ed erbacce, una pagina di un periodico dilavata dal sole, un adulto che piange.Tutto ciò che mi appare davanti agli occhi è da me frainteso. Così come il valore di questo film è da me PROBABILMENTE frainteso. Per fortuna, poichè a me interessa l'uso creativo che la mia mente fa degli oggetti che gli si parano davanti.